Emozioni e Sport | Psicologo Trento, Verona, Peschiera del Garda
Pratico da diversi anni sport di endurance, prima MTB e alpinismo, ora Triathlon Long Distance (Half Ironman e Ironman), tutto per passione e divertimento. Non ho pretese di risultati, non sono una professionista, ma da psicologa riesco a capire il ruolo cruciale che hanno le emozioni nello sport.
Chi mi conosce, amici, compagni di squadra, sa che quando arrivo ad una gara, patisco le pene dell’inferno. Mi preoccupo. Ma di cosa? Non si sa. Mi batte il cuore forte, mi rigiro nel letto la notte precedente, la mattina non mangerei nulla. Eccola è lei: l’Ansia. E si, anche gli psicologi provano emozioni. A tutti succede, è normalissimo eppure in molte gare mi sono preoccupata, senza esserne consapevole, di eliminare quest’ansia. L’ho giudicata negativamente e come tale mi attivavo per eliminarla. Ma come? Distraendomi, facendo esercizi di rilassamento, facendo tante cose, controllando che tutta l’attrezzatura fosse a posto. Ma nonostante tutto il mio da fare, l’Ansia continuava ad esserci, anzi i correlati cognitivi (di pensiero) e fisiologici (tachicardia ecc… ) peggioravano ed io non facevo che preoccuparmi sempre di più. E perché?
Le emozioni, tutte le emozioni sono sensazioni del tutto normali. Tutti le proviamo. Hanno uno scopo. Ci avvisano e ci comunicano qualcosa. Ci preparano ad un evento. Ognuna di esse, che sia rabbia, gioia, tristezza o ansia, si presenta con caratteriste sue peculiari. Esse includono una valutazione cognitiva, una sensazione fisica, un’intenzionalità (un oggetto), un feeling, un comportamento motorio e nella maggior parte dei casi una componente interpersonale. Ad esempio quando proviamo ansia riconosciamo di essere preoccupati. In questo caso, per me, la preoccupazione è riferita ad una gara, alla possibilità di non portarla a termine, che succeda qualcosa oppure, per un professionista di non ottenere il risultato atteso (valutazione ), sentiamo un ‘accelerazione del battito cardiaco ( sensazione fisica), ci concentriamo sulle nostre abilità (intenzionalità ), proviamo una sensazione fastidiosa rispetto alla nostra vita (stato d’animo), ci sentiamo fisicamente agitati e inquieti, continuiamo a girare come trottole dall’expo alla zona cambio (comportamento motorio). Tutto ciò, ripeto, è normale. Ma quando subentrano le difficoltà?
Le difficoltà subentrano nella strategia che utilizziamo per gestire questa emozione e la scelta della strategia dipende dalla valutazione che facciamo in quel momento dell’emozione che stiamo sperimentando. Tutte le volte che noi valuteremo in maniera negativa l’esperienza emotiva, sceglieremo una strategia di gestione volta a sopprimere, eliminare o evitare l’emozione e proprio per questo motivo rimarremo concentrati sulla “pericolosità dell’emozione” attivando una modalità che chiamo spesso “modalità microscopio”, in cui, proprio come attraverso le lenti di un microsopio, ingigantirò le normali componenti dell’emozione. A quel punto l’ansia diverrà ingestibile, ci si sentirà sopraffatti e sempre più irrequieti e partiranno anche delle rimuginazioni mentali (loop di pensieri ) dalle quale diventirà faticoso uscire.
Di per sè l’ansia non influisce negativamente, come dicevo è una sensazione del tutto normale, anzi, se mai può influenzare positivamente la nostra prestazione perché ci attiva, ci permette una maggiore concencentrazione sul nostro obiettivo, ma questo è possibile se il suo livello di arousal (di attivazione) rimane contenuto, portandoci a quella massima concetrazione definita stato di “flow” in cui la nostra attenzione è rivolta in maniera completa, piena e rilassata verso tutti e solo tutti gli aspetti di prestazione ( gesto atletico, gara, attrezzatura, visulizzazione della gara ecc.).
Ciò che influisce negativamente sulla prestazione sportiva è la valutazione che noi facciamo dell’ansia e la conseguente gestione dello stato emotivo. Se l’ansia viene valutata negativamente, ci daremo da fare per sopprimerla, evitarla, con la conseguente eccisava attivazione delle componenti correlate ad essa, a quel punto la nostra attenzione sarà rivolta solo a lei e non alla prestazione ed entreremo in quel loop mentale sopra descritto. Tutto ciò è estremamente faticoso e antieconomico in termini di consumo di energie mentali e fisiche. La cattiva gestione di un’emozione provoca un’escalation di sensazioni negative che producono grande sofferenza.
Sicuramente imparare imparare a gestire in maniera adeguata e funzionale le emozioni (vedi il mio articolo sull’autoregolazione). Attualmente esistono molte tecniche di gestione soprattutto in ambito sportivo, ma se l’ansia è un problema, sarà importante, prima di tutto, lavorare dal punto di vista psicologico con un professionista, sul significato che ognuno di noi attribuisce alle emozoni prima di imparare qualsiasi metodo di gestione dell’emozione.