Disturbi dell’umore
Tristezza, sensi di colpa, senso di inutilità, apatia, perdita di interesse verso le cose e le persone, incapacità di avere un normale ciclo sonno veglia, sono solo alcuni dei sintomi che caratterizzano i disturbi dell’umore (da non confondere con i disturbi d’ansia) che rappresentano condizioni di natura psicopatologica caratterizzate da alterazioni dei meccanismi fisiologici alla base del tono dell’umore che, generalmente, consentono al soggetto di plasmare le proprie reazioni alle condizioni dell’ambiente in cui si trova.
I cambiamenti dello stato d’animo dei soggetti affetti da disturbi dell’umore sono molto gravi e si associano ad una vasta gamma di sintomi che portano i pazienti a non essere più capaci di mantenere il loro ritmi quotidiano.
LE CLASSI DEI DISTURBI DELL’UMORE
Ci sono due tipologie di disturbi: depressivi (nel caso della depressione di tipo unipolare) e bipolari.
Disturbi depressivi: i sintomi
- sentimenti di profonda tristezza;
- forti sensi colpa ed apprensione;
- sensazione di inutilità;
- tendenza ad isolarsi e a sentirsi apatici;
- perdita di interesse e di piacere nelle normali attività di tutti i giorni;
- disturbi del sonno e/o dell’appetito;
- bassissimo desiderio sessuale.
Questi sintomi possono presentarsi o in forma acuta (la durata deve essere almeno di 14 giorni per poter dire di essere di fronte ad un disturbo depressivo maggiore) o con lunghi periodi di umore tendenzialmente depresso.
Questa classe di disturbi ha in comune la stessa caratteristica, che la distingue da quelli di tipo bipolare, l’assenza cioè di episodi di tipo maniacale, misto o ipomaniacale, in atto o già accaduti.
Disturbi bipolari: i sintomi
I disturbi dell’umore di tipo bipolare sono caratterizzati da episodi depressivi che si alternano a stati umorali marcatamente euforici o irritabili, associati a:
- aumento dell’attività lavorativa, sociale e/o sessuale;
- capacità verbale fuori dal normale e rapidità nell’esporre i propri pensieri;
- sensazione che i pensieri si succedano in maniera troppo veloce;
- diminuita necessità di dormire;
- autostima aumentata;
- alta facilità di distrarsi;
- coinvolgimento eccessivo in attività che possono mostrare risvolti potenzialmente dannosi.
Il disturbo bipolare di tipo II si differenzia da quello di tipo I per la presenza di sintomi ipomaniacali che però sono meno gravi ed intensi, mostrando un minor grado di compromissione sul piano sociale e lavorativo del paziente.
Disturbo ciclotimico
Il disturbo ciclotimico è caratterizzato dalla presenza, per almeno due anni, di una rapida e continua alternanza di sintomi di natura depressiva ed ipomaniacale di moderata intensità.
Disturbi dell’umore: un disturbo molto diffuso
I disturbi dell’umore costituiscono una patologia molto diffusa e, in particolare la depressione, un motivo frequente per sentire il parere del proprio medico di base.
Diversi studi concordano sul fatto che il 20% della popolazione, nel corso della propria vita vada incontro ad episodi di natura depressiva o maniacale nel rapporto 1:3 tra la forma bipolare e quella unipolare.
Nei Paesi Occidentali lo stato depressivo maggiore è pari al 2,2% in un mese e al 5,8% nel corso della vita, con una prevalenza nelle donne, rispetto agli uomini, di circa il doppio.
A che età si presenta il disturbo dell’umore?
L’età nella quale si presentano i disturbi dell’umore varia tra la forma unipolare e quella bipolare. Nella prima, la fascia di età interessata è quella tra i 30 ed i 40 anni, mentre nella forma bipolare tra i 15 ed i 30 anni.
La comunità scientifica internazionale pone molta attenzione verso i disturbi dell’umore, per tanti motivi: elevata diffusione, compromissione della vita sociale, lavorativa ed affettiva, abuso di alcol o droghe, suicidio.
Quali sono le cause del disturbo dell’umore?
Le ipotesi che vengono fatte per spiegare come si instaura il disturbo dell’umore si dividono in due classi: biologiche e psicologiche.
Ipotesi biologiche
Sostengono che alcuni soggetti siano particolarmente vulnerabili su base genetica, oppure che presentino alterazioni a livello dei neurotrasmettitori, in particolare noradrenalina e serotonina.
Questa vulnerabilità potrebbe portare a un quadro clinico depressivo e/o maniacale, o entrambi.
Ipotesi psicologiche
Sostengono il ruolo centrale di un quadro mentale “negativo” che l’individuo percepisce di se stesso, degli altri e del mondo, e che orienta pensieri e comportamenti (ipotesi cognitiva) oppure collega la depressione ad esperienze di perdite in età infantile (ipotesi psicoanalitica).
Cura del disturbo dell’umore
Per molto tempo la cura dei disturbi dell’umore, specie di grave entità, era associata quasi esclusivamente all’uso di farmaci ma, negli ultimi decenni, la psicoterapia cognitivo-comportamentale è stata riconosciuta come un trattamento particolarmente efficace soprattutto se in associazione alla terapia farmacologica.
Il paziente può trarre grandi benefici dalla psicoterapia cognitivo-comportamentale, sia nella fase acuta che nella prevenzione delle ricadute e, nelle forme bipolari, come intervento preventivo in fase intercritica. Le altre forme di psicoterapia non hanno particolari evidenze scientifiche tali da dimostrarne l’efficacia per la cura dei disturbi dell’umore.
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