Eccomi qui, di ritorno da un meraviglioso Training Camp in un’altrettanto meravigliosa location: Catania.
Sono state tre intense e bellissime giornate di allenamento, sport e divertimento. Chi mi conosce sa che pratico triathlon long distance a livello amatoriale. Momenti speciali che mi offrono lo spunto per parlarvi, ancora una volta di psicologia dello sport e soprattutto di come sia importante allenare la mente.
A questo proposito, vorrei spendere due parole per sottolineare l’importanza in una squadra di continuare a proporre momenti di aggregazione, come i training Camp e le giornate di allenamento.
Questi sono due potenti mezzi di aggregazione e divertimento e come tali vanno valorizzati all’interno di una squadra. Mezzi che permettono all’atleta di rinforzare, di sostenere oppure di far ripartire la motivazione all’allenamento.
Fondamentali per accrescere l’autostima dell’atleta che proprio attraverso il confronto, il divertimento ma anche la correzione del gesto tecnico da parte del coach, può realmente misurarsi con le proprie capacità in un ambiente estremamente favorevole: quello del divertimento, delle risate con i compagni di squadra, ma anche delle garette tra gli stessi.
Ma cosa c’entra la testa in tutto questo?
Solitamente nei Training Camp le giornate sono scandite dagli allenamenti che si alternano a momenti di svago. Gli atleti si allenano insieme, talvolta divisi per livello. Tutto avviene in compagnia, in un contesto caratterizzato dal divertimento e dalle risate. Si passano intere giornate insieme, condividendo momenti che vanno ben oltre l’allenamento fisico. L’allenamento fisico passa in secondo piano. C’è e solitamente è tutt’altro che leggero, ma il contesto in cui è inserito permette all’atleta di performare molto bene facendolo concentrare su altri aspetti: il confronto con gli altri, le risate e il divertimento.
Questi aspetti permettono ad ognuno di modificare il proprio dialogo interno. Tutto ciò contribuisce a motivare e a migliorare l’autostima . La correzione del gesto atletico da parte del coach viene accolta con una predisposizione mentale differente.
Il contesto di allenamento, permeato dal divertimento, permette all’atleta di ascoltare la correzione senza viverla in modo personale come una critica alle proprie capacità in generale. E in questo modo, viene assimilata producendo un immediato cambiamento. Va da sé che il risultato conduca ad un miglioramento dell’autostima .
Una situazione del genere è fondamentalmente un allenamento rivolto a supportare la testa dell’atleta che in maniera del tutto inconsapevole sfida le proprie convinzioni su di sé mettendosi alla prova e sperimentandosi diverso.
L’aspetto interessante è che in questi contesti ognuno si sperimenta fuori dalle proprie abitudini, sfidando convinzioni di inadeguatezza rispetto ad alcuni allenamenti. E’ in questi contesti che solitamente un atleta si sperimenta capace di fare cose che altrimenti non farebbe.
L’importanza del coach
Altro fattore centrale e fondamentale per un traning camp è la presenza di un coach che sia autorevole. Che guidi in maniera precisa tutti i momenti del camp. Un coach che sappia condividere in maniera autentica i momenti di divertimento tra gli atleti.
Il coach rappresenta l’anello fondamentale per il buon esito di training camp. Dev’essere una figura che accompagna tutti gli atleti con le stesse attenzioni, indipendentemente dal livello dell’atleta. Dovrà essere in grado di stimolare la capacità di ognuno di sapersi divertire attraverso la pratica dello sport.
E’risaputo difatti che in qualsiasi attività sportiva conta la performance, ed è importante aumentarla; contano le motivazioni e l’identificazione con il compito; conta la competitività regolamentata. Il rapporto di coaching è quindi, il rapporto che si instaura e dovrebbe instaurarsi tra chi con molta esperienza è in grado di guidare, di far emergere le capacità, di assistere l’atleta più o meno giovane nell’affrontare le sfide agonistiche e di gruppo. Di conseguenza la qualità del gruppo e il suo grado di amalgama dipenderà dall’investimento che lo staff tecnico ha fatto nell’attività di coaching.
Le caratteristiche del coach
Il coach ha una visione globale del lavoro di squadra, degli obiettivi da raggiungere, delle capacità di ciascun atleta. Riconosce le potenzialità e le caratteristiche di ciascuno attribuendo obiettivi funzionali alla squadra nel suo complesso e alla realizzazione individuale. Il coach deve conoscere i suoi atleti. Spesso si sente l’affermazione che la squadra si fa nello spogliatoio più che sul campo di allenamento: questo significa che l’allenatore deve partire dal clima relazionale, inteso come senso di partecipazione ed integrazione, fiducia di ciascun atleta in sé e negli altri.
Il coach deve saper ascoltare, comprendere le aspirazioni e gli obiettivi individuali integrandoli con le aspirazioni e gli obiettivi della squadra. Il coach deve saper valutare le competenze e capacità manifeste e le potenzialità di ciascun atleta: l’osservazione, il dialogo, la sperimentazione, il monitoraggio delle prestazioni lo aiuteranno a guidare ciascun atleta verso il successo personale e di squadra.
A questo punto va da sé che il ruolo di un training camp in una squadra sia un elemento chiave nella preparazione di degli atleti e i benefici di tale ruolo sono ancora più significativi grazie alla presenza di un coach autorevole.